Bar, ristoranti e pizzerie non apriranno prima di maggio, fine maggio.E lo faranno in maniera molto diversa da come eravamo abituati. Anche quando l’emergenza sarà finita i locali dovranno avere requisiti molto diversi da quelli richiesti prima dell’epidemia di Coronavirus.

Distanza tra i tavoli

Il primo requisito da rispettare riguarda la distanza tra i clienti che dovrà essere sempre di almeno un metro sia per quanto riguarda i tavoli, sia per le aree comuni.

E grande attenzione sarà dedicata agli impianti di aereazione che dovranno garantire una purezza degli ambienti.

Lo scrive oggi il Corriere della Sera.

Prevedibile anche l’adozione dei DPI, i Dispositivi di Protezione Individuale, cioè mascherine e guanti per gli addetti ai lavori sia in cucina che in sala. L’obbligo di mantenere la distanza di un metro anche in cucina e in sala porrebbe altri problemi di difficile soluzione.

Sarebbe applicabile solo nei grandi spazi di lavoro. Cucine e aree dei forni in pizzerie molto piccole avrebbero difficoltà a rispettare l’obbligo del metro di distanza tra chi lavora.

Cosa vuol dire un metro di distanza interpersonale

Attenzione anche al requisito del metro di distanza. Andrebbe assicurato tra persona e persona, dunque i classici tavoli 80×80 non sarebbero sufficienti a rispettare la prescrizione: il metro in questo caso corre tra un piatto e l’altro considerato che tutti ci avviciniamo al piatto per portare alla bocca il cibo.

Metro di distanza fuori dai locali

Bisognerà capire anche la distanza tra i tavoli. Per rispettare la distanza tra persone che camminano (clienti e camerieri) e persone sedute la distanza tra schienale e schienale delle sedie dovrebbe essere superiore ai due metri. Molto spazio per la maggior parte dei locali.

Anche l‘attesa per entrare nei locali dovrà essere regolamentata come già aveva fatto qualcuno prima della serrata totale. E l’invito a lavarsi alle mani sarà ben più pressante.

Dovrebbe cambiare anche un altro elemento del nostro andare al ristorante o in pizzeria: il tempo di occupazione del tavolo. Tempi contingentati con prenotazione dell’orario preciso. Si sta a tavola il tempo strettamente necessario per consumare il pasto con una logica che spesso non ci appartiene ma che dovrà diventare la normalità.

Anche per consentire un ricambio e quindi la possibilità di mantenere a bilancio i costi che inevitabilmente saliranno.

Da rivedere anche il servizio al tavolo per rispettare il metro di distanza. Carrelli con lunghe maniglie da avvicinare al tavolo in modo che ogni cliente possa prendere da sé il piatto potrebbe essere una soluzione.

Cambierebbe anche il comportamento dei clienti e si spera in meglio. Perché andare al ristorante o in pizzeria affollandosi nel fine settimana? E gli altri giorni? Un beneficio per i locali che, tranne in pochi casi, non sono certo al 100% dell’occupazione il martedì o il mercoledì. Egualmente il rapporto con il pranzo potrebbe cambiare. Dopo le cosiddette partenze intelligenti, sarà la volta del “pranzo intelligente”?